Adolescenti suicidi
Adolescenti suicidi
28/2/23, 22:00
Ecco un esempio di come, solitamente, l’adulto approccia, o cerca d’interessarsi di un adolescente: “Ciao come ti chiami? Quanti anni hai? Cosa fai, nella vita? Vai a scuola? Che classe frequenti? E vai bene a scuola? Ti piace studiare? Qual è la materia in cui sei più bravo? Sarai promosso quest’anno? Cosa farai da grande?”
Ecco un esempio di come, solitamente, l’adulto approccia, o cerca d’interessarsi di un adolescente: “Ciao come ti chiami? Quanti anni hai? Cosa fai, nella vita? Vai a scuola? Che classe frequenti? E vai bene a scuola? Ti piace studiare? Qual è la materia in cui sei più bravo? Sarai promosso quest’anno? Cosa farai da grande?”
Ecco un esempio di come, la maggior parte dei genitori, colloquia
con i figli e s’interessa della loro vita, del loro modo di relazionarsi, comportarsi e vivere: “Ciao, sei tornato? Com’è andata oggi a scuola? Sei stato interrogato? Sei andato bene? Quanto hai preso? E com’è andato... (solitamente viene pronunciato il nome del migliore della classe, o dell’antagonista, o dell’amico più bravo)? Hai da fare molti compiti per domani? Dovrai essere interrogato in qualche materia? Organizzati bene e non perdere tempo, come al tuo solito e soprattutto, non ridurti all’ultimo momento, come fai sempre! Ma mica andrai al calcetto oggi, con tutti questi compiti da fare? Vedi che è già pronto per andare a tavola, sbrigati, vai in bagno, lavati le mani, mangia subito e vai a studiare e mi raccomando, non accendere la play station, non navigare in internet e soprattutto, non perdere tempo a chattare con gli altri!
Non farmi litigare con tuo padre stasera, lo sai ti chiederà, se hai fatto i compiti, come hai trascorso la giornata, se hai perso tempo e se mi hai fatto arrabbiare comportandoti male con me e con i tuoi fratelli!”
Ecco poi, un esempio di come un genitore s’interessa molto seriamente e profondamente dei propri figli: “Ma ti senti bene? Cos’hai? Ti vedo così pallido! Ma cos’hai mangiato? Dove sei stato? Con chi sei stato? Ma c’è qualche problema? Hai fatto qualcosa di male? Guarda che io me ne accorgo e lo capisco subito, se c’è qualcosa che non va, lo sai, solo un genitore può capire un figlio, perciò è meglio che parli, che dici la verità e mi dici tutto...”
Ed ecco come fa solitamente un insegnate, quando vuole interessarsi seriamente e profondamente dei suoi alunni: “Ma cosa ti sta capitando? È un po’ di tempo che non vai più bene a scuola! Come mai non stai studiando più come sempre? Ma c’è qualche problema a casa? I tuoi vanno d’accordo? Litigano? Ti picchiano? Ma ti seguono nello studio? S’interessano dei tuoi compiti? Ti aiutano nel farli? Ti hanno messo un aiuto? S’interessano di come vivi, trascorri la giornata e di chi frequenti? Hai un problema d’amore? Stai assumendo qualcosa? Ti trovi nei guai?
Ma sei incinta?”
Credo che già questi pochi esempi del tipo d’interazione che, generalmente, s’instaura tra adulti e adolescenti, tra genitori e figli e tra insegnanti e alunni, potrebbe spiegare, se non addirittura costituire la principale causa del comportamento disorientato, insicuro, precario e suicidario degli adolescenti. Questi infatti, sono solo alcuni, dei classici esempi di come i cosiddetti “adulti”, siano essi genitori, insegnanti, educatori, guide o, quant’altro, si attivano e si adoperano per garantire, agli adolescenti e ai giovani, salute, benessere, sicurezza, fiducia e speranza in un futuro migliore e realizzante. Gli adulti e la società degli adulti, infatti, anche se onestamente e seriamente, sanno solamente essere pre-occupati per i giovani, i figli e gli alunni, cioè sanno solamente e unicamente perdersi nel Pre, piuttosto che, onestamente e seriamente occuparsi di loro.
Di cosa è fatto il “Pre”, in cui vivono, si perdono e muoiono gli adulti, facendo perdere, disperare e morire anche gli adolescenti di cui sono referenti, guide e responsabili?
Il Pre degli adulti è costituito solo dai fatti, dai doveri, dalle prestazioni, dagli obblighi, dalle critiche, dai giudizi, dalle esteriorità, dalle apparenze, dai confronti, dai paragoni, dai successi e dai fallimenti ed essi sanno relazionarsi con i giovani solamente con questa modalità: “Hai studiato, hai fatto i compiti, hai ringraziato, hai risposto correttamente, ti sei comportato educatamente, hai lavato i denti, hai lavato le mani, hai cambiato i calzini, hai fatto il letto, hai fatto colazione? Hai mangiato tutto, hai messo in ordine la tua stanza, hai preparato la cartella, hai fatto i compiti, hai visto l’orario? Hai...? Hai ...?”
Di cosa è fatto, invece, l’“Occuparsi”, peraltro uno stato d’animo e un modo di essere in cui dovrebbero stare e vivere costantemente gli adulti, per poter garantire la crescita, la maturazione, l’autodeterminazione, l’autorealizzazione e il successo formativo, lavorativo e sociale degli adolescenti i quali, neanche lontanamente, dovrebbero pensare e, peggio ancora, desiderare di rinunciare al prezioso bene della vita che è stata loro donata.
Occuparsi sinceramente, onestamente ed efficacemente degli adolescenti, dei giovani, di figli e degli alunni è relazionarsi, soprattutto in quest’altro modo: “Sei contento di essere nato, sei felice, sei sereno,
sei soddisfatto di te, ti piaci, ti accetti, ti stimi, ti vuoi bene, hai fiducia in te, stai attento a dividere il fare dall’essere, senti che io ti amo, ti accetto, ti stimo e ti rispetto? Ti sto bene come genitore, come docente, posso fare altro e meglio per te, c’è qualcosa che pensi debba cambiare del mio carattere per relazionarmi in modo più efficace e accettante per te? In che modo posso facilitare il tuo apprendimento, in che modo posso facilitare la tua crescita personale, sociale, culturale e professionale, in che modo posso renderti più interessante e piacevole la mia vicinanza, in che modo posso farti sentire il mio amore e il mio occuparmi di te, come posso rendere più incisiva, più significativa e concretamente valida la mia lezione, la mia materia e il mio aiuto?”
Occuparsi quindi, e non pre-occuparsi degli adolescenti, penso sia
la vera, efficace e concreta prevenzione dalle condotte a rischio, dalle condotte devianti e suicidarie. Stabilire un legame profondo, onesto
e sincero, sicuramente permette al ragazzo di sentirsi compreso, accettato, protetto, appoggiato, sostenuto nella difficile fase di passaggio da bambino ad adulto e gli consente di vedere la vita in maniera più ottimistica e di viverla con serenità e non, come se questa fosse un peso, o una gara per eccellere e superare gli altri. Una relazione profonda, onesta e sincera con l’adolescente, sarebbe in grado di evitare queste dolorose e premature morti e altre dolorose e devianti esperienze che, ugualmente portano i giovani alla morte dell’anima e
del corpo. Occuparsi del mondo interiore e sensibile degli adolescenti, dei loro sentimenti, dei loro stati d’animo, delle loro ansie e paure, delle loro sofferenze psicologiche e insicurezze interiori, della loro confusione e del loro disperato bisogno di orientamento, anziché, spronarli e obbligarli a funzionare, produrre, agire, fare e riuscire, eviterebbe loro il terrificante e doloroso desiderio di rinunciare alla vita e alle esperienze, sia spiacevoli che belle che essa ci offre.
“Nascere uomo su questa terra è un incarico sacro. Abbiamo una responsabilità sacra, dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto, ben al si sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante, dei pesci, dei boschi, degli uccelli e di tutte le creature che vivono sulla terra. Noi siamo in grado di prenderci cura di loro. (SHENANDOHA ONONDAGA)