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I grandi compiti della famiglia

I grandi compiti della famiglia

15/4/24, 10:00

È vero, l’umana società è fondata sulla famiglia però è proprio lì, in quel contesto, che nascono e maturano crisi e disagi, capaci di segnare le persone nella buona o nella cattiva sorte.

Secondo il rapporto Eures-Ansa relativo al 2009, la famiglia è l’ambito principale in cui maturano gli omicidi-suicidi: il 91,6% dei casi, a fronte dell’8,4% riferibile ad altri contesti (disagio mentale, vicinato, vendette, incidenti di moto, o auto ecc.). Così vandalismo e baby-gang diventati, ormai, problemi quotidianamente presenti nelle principali cronache nere, vedono i genitori come la causa principale di questi fenomeni. Infatti, le baby-gang sono formate, per la maggior parte dei casi, da ragazzi con una situazione, affettiva, familiare, abitativa ed economica molto difficile, nella quale, spesso sono abbandonati a loro stessi, senza nessuna guida, e senza un significativo e autorevole punto di riferimento, cui riferirsi o ispirarsi, per potere vivere al meglio la più delicata, ma importantissima tappa dello sviluppo della "Persona": l’"adolescenza".

Non affronterò queste dolorose e preoccupanti problematiche da "esperto" nel senso comune del termine, cioè di colui che sa tutto e dispensa le giuste soluzioni, ma ne parlerò, invece, come "esperto" nel senso di colui che si è trovato ad affrontare negli anni numerose problematiche legate alla famiglia, al dolore, al pericolo e agli innumerevoli rischi che corrono oggi, più di prima, gli adolescenti.

Un’esperienza maturata nel corso di trent’anni, svolgendo l’attività di sociologo, psicologo, psicoterapeuta e docente, come già avete avuto modo di leggere nell’intervista fattami da Luigi Pone su "ilmediano.it" e che qui ringrazio per la fiducia accordatami nel riservarmi una rubrica, che mi metta a diretto contatto con voi lettori, per condividere la forte e prepotente voglia di dare risposte concrete ai tanti problemi ancora irrisolti del mondo della famiglia, della scuola, dei giovani, delle relazioni interpersonali.

Cosa ci ha portato ad assistere impotenti e rassegnati a questi atti criminosi e a questi efferati delitti, consumati all’interno delle famiglie e, al di fuori di esse, perpetrati da giovani e adolescenti? L’avere creato una società del consumare, del fare e dell’agire, questa è sicuramente una delle principali cause che possono spiegare l’esistenza di questi aberranti fenomeni. Non vi è dubbio che l’agire, il fare, il consumare e il possedere tutto e subito, hanno preso il posto della "tristezza" e della capacità di provare sensazioni ed emozioni; con il fare, il dover fare, e il dovere produrre e consumare a tutti i costi è completamente scomparsa dal nostro cuore la "pietas", cioè quel profondo sentimento che induce l’uomo ad amare e rispettare il prossimo.

Pertanto, il rifiuto di riconoscere e stare con la "tristezza", si è trasformata in angoscia, solitudine e depressione e abbiamo disimparato a sentirci, a sapere stare con noi stessi e a sentire l’altro. Perciò per non sentirci e sentire abbiamo bisogno di fare, pensare, agire, divertirci, distrarci e ricercare il piacere fine a se stesso e questo, come in un vortice, senza fine ha generato ancora più disperazione, depressione e angoscia in alcuni, e cattiveria, crudeltà e malvagità in altri. Dobbiamo ritornare immediatamente a riappropriarci del nostro sentirci e del "sentire".

Bisogna riprovare dentro di noi la sensibilità, il rispetto e l’attenzione per noi e per l’altro. Bisogna ritornare a parlare e comunicare “con il cuore” all’interno delle famiglie, bisogna che i genitori diventino "esperti delle emozioni" e non "dilapidatori del tempo", e che comunichino amore, empatia, fiducia e ottimismo ai loro figli. Occorre insegnare a sentire e a condividere la "pietas", dentro e fuori la famiglia, nella scuola, nel lavoro, dovunque vi sia la persona. Questo è il primo grande compito della famiglia, della scuola e della società: promuovere e insegnare "l’alfabetizzazione emotiva".
dott. Silvano Forcillo

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