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La depressione post-partum

La depressione post-partum

28/2/23, 22:00

Sono molti, infatti, i papà che descrivono la rattristante e dolorosa sensazione di “sentirsi ed essere esclusi” da qualcosa di molto importante che, in ogni caso, riguarda anche loro.

La depressione post-partum (dal latino “dopo il parto”) è una particolare forma di disturbo, sia di natura fisica, che organica e, soprattutto di natura psicologica, che interessa alcune donne a partire dal 3° o 4° giorno dopo il parto.
Questa particolare forma di sofferenza fisica e psicologica può durare diversi giorni e, in alcuni casi, si può anche presentare come una vera e propria depressione, accompagnata raramente da forme di psicosi.
In ogni caso, l’80% delle donne, nei giorni immediatamente successivi al parto, evidenziano sintomi di una lieve depressione, in una forma che lo psicanalista e pediatra inglese Winnicott, ha denominato “baby blues” (malinconia), perché la malinconia caratterizza lo stato psicologico delle madri a termine della gravidanza.
I sintomi del baby blues sono facilmente riscontrabili in tutte le mamme subito dopo il parto e possono comprendere: crisi di pianto immotivato, ansia, attacchi di panico, irritabilità, agitazione, che nella maggioranza dei casi scompaiono dopo pochi giorni.
I sintomi e i disturbi specifici della “depressione post-partum” invece, sono molto più gravi e duraturi, infatti, possono durare anche un anno intero e comprendono: insonnia o sonno eccessivo, affaticamento, esaurimento, disperazione e angoscia, confusione, pianto irrefrenabile, disinteresse per il neonato, paura di fare qualcosa d’incontrollato e pericoloso per la salute del bambino o per se stessa, cambiamenti repentini di umore e paura per il proprio e l’altrui futuro.
La medicina attribuisce questo disturbo ai cambiamenti ormonali nella donna e, in particolare, al calo del livello degli estrogeni e del progesterone.
Tuttavia, vi sono molti altri fattori che contribuiscono alla manifestazione della depressione post-partum.
Non voglio dilungarmi oltre sulle cause fisiche ed organiche che determinano e spiegano la “depressione post-partum”, desidero invece, soffermarmi sul punto di vista psicologico, affettivo, comportamentale e
relazionale di questo disturbo.
Mettere al mondo un bambino è una delle più significative esperienze dell’esistenza umana. Tuttavia, non sempre, e non tutte le madri, vivono il parto come un evento felice, gioioso e realizzante. La nascita di un bimbo infatti, non è solo un gioioso e un felicissimo evento, così come vuole l’immaginario collettivo, la morale comune, o la romanzata e fantastica realizzazione dell’essere donna, ma ,anche, l’inizio di nuove preoccupazioni, di nuove e serie responsabilità, di ansia e di paura per il proprio futuro di donna, di moglie e di madre.
È con questi dolorosi contraddittori sentimenti ed è con queste contrastanti emozioni che si trova a fare i conti la mamma, dopo la gravidanza e, il più delle volte, in totale solitudine e nella più soffocante incomprensione. A chi potrà infatti, onestamente confidare e con chi potrà sinceramente condividere la totalità delle proprie avverse emozioni e sensazioni, senza essere in qualche modo giudicata nella sua figura sociale di madre? A chi potrà, infatti, dire: “...sono felice, sono fiera e soddisfatta di me per avere messo al mondo il mio bambino, ma mi sento anche sola, incompresa e abbandonata, ormai la mia creatura, che ho protetto e curato, con attenzione e amore, per tutto il tempo della gravidanza non è più in me e non è più il mio unico e solo motivo di gioia e soddisfazione, e ora cosa farò? Cosa sarà la mia vita d’ora in poi? Sarò ancora bella per mio marito, mi amerà, come sempre, visto come mi sono ridotta per la gravidanza? Farà ancora l’amore con me, o non sentirà più attrazione per me? Sarò in grado di crescere e prendermi cura del mio bambino, saprò fare la mamma ed essere responsabile della sua vita e della sua crescita? Riprenderò il mio fisico di sempre, per continuare a piacermi e a piacere?”
È in questo doloroso e inspiegabile subbuglio di emozioni che prende avvio e si radica, nella mamma, la “depressione post-partum”, resa ancora più dolorosa e insostenibile dall’amara constatazione di essere passata dalla dolce attesa, in cui tutti nutrivano, per la futura mamma, attenzione, dolcezza, disponibilità e amorevoli cure, alla triste, dura e desolata realtà, in cui il protagonista di attenzioni, affetto, dolcezze, disponibilità e amorevoli cure, ora è il bambino, questo bellissimo ma inopportuno intruso.
Ecco allora, insinuarsi nella mamma, la gelosia, l’odio e il rifiuto per il neonato e il conseguente e insopportabile senso di colpa per il provare simili sensazioni e non poterle ritenere giustificate. All’improvviso tutto sembra irrimediabilmente cambiato, al cambiamento del proprio corpo e della positiva e piacevole immagine di sé, creata con tanto dolore e tanta fatica, si aggiunge la scomparsa del desiderio sessuale e del desiderio di amare e di essere amata, la perdita della fiducia in se stessa e nelle proprie potenzialità, il terrore di vivere unicamente per il figlio, il marito e gli altri e non più per se stessa.
Cosa fare, allora per prevenire la depressione post-partum e cosa fare per risolverla?
Per prima cosa è opportuno limitare e ridurre le visite e i visitatori,
sia in ospedale che nei primi giorni del rientro a casa, dopo il parto, dormire nello stesso tempo in cui dorme il neonato, rafforzare il rapporto, il dialogo, la condivisione e l’interazione affettiva e corporea con il partner, mantenere i contatti con le persone veramente vicine, evitare le fantasie e le immaginazioni, ma ritrovare il “principio di realtà” rendendosi conto di ciò che è cambiato accettando la situazione in cui si vive, consapevoli che ci saranno gli inevitabili alti e bassi, ma che non potranno durare in eterno. Bisogna ascoltare, accettare e rispettare le proprie sensazioni, le proprie emozioni e i propri irrinunciabili bisogni, quant’anche siano contraddittori e impensabili. Infine, è assolutamente necessario e salutare, per la vita di coppia, per l’aumentata famiglia e per il benessere e la salutare crescita del nuovo arrivato, che la mamma, tenga fortemente presente che esiste, anche un papà e che, anch’egli, di fronte alla storia d’amore che inizia tra la mamma e il suo neonato, si troverà nella sua personale “depressione post-partum”, peraltro, chiedendosi “...ma io cosa ci faccio qui tra loro?”. Sono molti, infatti, i papà che descrivono la rattristante e dolorosa sensazione di “sentirsi ed essere esclusi” da qualcosa di molto importante che, in ogni caso, riguarda anche loro.
Sia la letteratura medica che quella psicologica, non hanno mai messo in seria e consapevole evidenza l’attenzione sul fatto che, anche, il papà viva e soffra la depressione post-partum, nello stesso periodo in cui la vive la mamma, e che, probabilmente, proprio il coinvolgimento emotivo del neo-papà, necessario per una sana crescita del bambino, della coppia e della genitorialità, è la cura più efficace per uscire dalla depressione post-partum, in cui la mamma necessita di un ascolto emotivo, sincero, onesto e disponibile, soprattutto, da parte del proprio partner, neo-papà e futuro uomo da amare.

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